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Salvo

Salvo – nome d’arte per Salvatore Mangione – nasce a Leonforte, in provincia di Enna, nel 1947. A 9 anni si trasferisce a Torino, che diventerà la sua città d’adozione. Inizia a dipingere giovanissimo e nei primi anni Sessanta, si mantiene vendendo ritratti, copie di Van Gogh, Rembrandt e paesaggi. Nel 1968 parte per Parigi, coinvolto dal clima di cambiamenti e di fervore studentesco. Al ritorno, frequenta gli ambienti artistici dell’Arte Povera che fa riferimento alla galleria di Sperone. Diventa amico e sodale di Boetti, poi conosce Pistoletto, Merz, Zorio e infittisce la frequentazione con critici come Celant, Barilli e Bonito Oliva. Risalgono al 1969 i rapporti artistici internazionali con i concettuali americani Lewitt, Kosuth e Barry.

I primi lavori, all’insegna dell’arte concettuale, si presentano come un’indagine del narcisismo, dell’io come rapporto tra tradizione e presente. Dopo il primo viaggio in Afghanistan, nell’estate 1970, espone a Milano i primi autoritratti, in fotomontaggio. Inizia l’ascesa come artista ed espone, nei tre anni successivi, a New York, Colonia, Amsterdam, Parigi, e Documenta Kassel 5. Oltre ai lavori fotografici, incide sui marmi parole o frasi, per esplorare quel confine tra poesia visiva e arte povera. Riscrive dei romanzi dove al posto del nome del protagonista, c’è il proprio.

I primi lavori, all’insegna dell’arte concettuale, si presentano come un’indagine del narcisismo, dell’io come rapporto tra tradizione e presente. Dopo il primo viaggio in Afghanistan, nell’estate 1970, espone a Milano i primi autoritratti, in fotomontaggio. Inizia l’ascesa come artista ed espone, nei tre anni successivi, a New York, Colonia, Amsterdam, Parigi, e Documenta Kassel 5. Oltre ai lavori fotografici, incide sui marmi parole o frasi, per esplorare quel confine tra poesia visiva e arte povera. Riscrive dei romanzi dove al posto del nome del protagonista, c’è il proprio.

Il 1973 è l’anno di  una brusca virata nella sua carriera artistica. Dopo le sperimentazioni iniziali, torna alla pittura, per non abbandonarla più. La nuova strada dell’artista, parallelamente alle mappe geografiche, da lui dipinte, si svolge all’insegna dei suoi famosi d’apres dei maestri del Quattrocento. Come De Chirico, l’obiettivo di Salvo pare essere quello di radicarsi nella tradizione pittorica e l’osmosi, il confronto, con i geni pittorici del passato diventa un fattore imprescindibile.

Parallelamente ai d’apres, una fase ulteriore della sua ricerca lo porta a concentrarsi sulla composizione di paesaggi dalle forme geometriche semplificate, e in seguito, dai colori accesi, squillanti.

La dimensione fiabesca irrompe nel nuovo lavoro di Salvo. I suoi notturni, come le vedute di pianure o paesaggi con minareti spaziano tra onirismo e un cromatismo emozionale; alle estreme propaggini del narcisismo, dove dominava l’Io-Artista dei primi anni, che Salvo rivede in chiave ironica, la pittura pare ritornarlo a un campo di stupore perenne, di gioia compositiva.

Negli anni Novanta, Salvo è un maestro riconosciuto dell’arte italiana, per critici e di ispirazione anche a romanzieri.

Negli anni Duemila si infittiscono le retrospettive a lui dedicate e Salvo prende ispirazione dai suoi viaggi in Cina, Thailandia, Egitto, Islanda.

Muore nel 2015 a Torino e nel 2016 la Galleria Mehdi Chouakri gli dedica un omaggio da parte di vari artisti contemporanei.

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Dipinti

Senza Titolo, 1980
Olio su tela cm. 60×80
Minareto, 1988
Olio su tela cm. 70×50
La Chiesa, 2006
Olio su tela cm. 80×100
Vaso di fiori, 2005
Olio su tela 60×50 cm.
Natura morta, 2006
Natura morta, 2006
Olio su tela 30×40 cm.

Pubblicato in: Esposti, Moderni

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